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“In un’epoca sempre più dedita alla cura consolatoria del proprio giardino, mentre il paesaggio collettivo è sfigurato da edifici coperti di cartelloni o da luoghi resi obbedienti e residenziali, il concetto di ‘Terzo paesaggio’ ci è utile anche da un punto di vista psichico. Nei vuoti urbani, osserva Gilles Clément, compaiono erbe, arbusti e fiori, piccole foreste primigenie dell’abbandono. Non di rado la vista di questa natura risorgente, una natura zombie, suscita preoccupazione o sdegno negli abitanti, per il suo aspetto selvatico e anche un po’ borderline. Clément, paesaggista, ingegnere agronomo, botanico ed entomologo, considera  la biodiversità presente in quei luoghi una risorsa di diversità e di bellezza. Il Terzo paesaggio naturalmente non riguarda solo le città, ma anche strade, lande, torbiere, ripe e luoghi variamente incerti: i ‘frammenti indecisi’ del Giardino Planetario che rappresentano la somma degli spazi abbandonati dall’uomo dove la natura riprende il controllo.”

Mindscapes. Psiche nel paesaggio. Vittorio Lingiardi

 

 

©Chiara Ferrin. Piccolissima porzione di bosco nato spontaneo ai limiti dell'estrema periferia sud di Modena. 

 

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“Il Claude Glass era un prodotto del movimento pittoresco, che insegnava che i paesaggi e le scene naturali potevano essere pienamente apprezzati solo se venivano valutati alla guisa di quadri, e che l’arte a sua volta poteva essere perfezionata solo tramite uno studio più attento del paesaggio e della natura. Da allora dipinti e paesaggi sono sempre stati imprigionati in questo legame autoreferenziale, al punto che oggigiorno i quadri possono essere i nostri modelli comuni di come dovrebbe apparire uno scenario e, implicitamente, la natura stessa. Il panorama dalla cima di una collina, la scena magistralmente incorniciata nel Claude Glass, la visione prospettica in cui l’osservatore è il punto focale, hanno finito con il dominare la nostra prospettiva visiva sul mondo naturale. Persino tra i pittori che potrebbero essere genericamente definiti romantici è difficile trovare riprodotto il campo visivo che si ha dal fondo di una siepe o dall’interno di un bosco.”

Il taccuino del naturalista. Esplorare la natura con i cinque sensi. Richard Mabey

 

 

©Chiara Ferrin

 

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“Siamo uniti all’ambiente non umano da un senso di ‘intima affinità’, il corrispettivo psicologico della nostra affinità strutturale, atomica, sia con i vari elementi ambientali sia con la storia evolutiva dell’umanità, il ‘fato biologico dell’individuo’ che ci riporta a far parte, dopo la morte, di quello stesso ambiente. Questo legame, conscio e inconscio, che unisce l’individuo all’ambiente non umano è un elemento portante dello sviluppo della personalità, non certo esente dall’ambivalenza. Un’ambivalenza che oscilla tra la dipendenza e il controllo, la sottomissione e lo sfruttamento, e che può dunque promuovere attitudini di rispetto, ammirazione e tutela, ma anche di indifferenza e disprezzo.
Fino alla ferocia territoriale.”

Mindscapes. Psiche nel paesaggio. Vittorio Lingiardi

 


 

©Chiara Ferrin

 

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Gli operai che mi hanno vista fotografare hanno pensato fossi stata mandata dai proprietari per produrre prove relative al ritardo dei lavori:
<<Potevate almeno togliere la roba da buttare che poi mandano a far le foto!>>
Disse il capo cantiere.

 

©ChiaraFerrin

 

©Chiara Ferrin

 

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Giardini privati nasce dall’osservazione dei giardini intorno a casa e dalla preoccupazione costante per i problemi ambientali che non sappiamo risolvere. E siccome la coscienza sociale parte dal singolo individuo, credo che anche la manutenzione del proprio giardino possa riflettere una distorsione dell’idea di cura. Parte di questo lavoro è sfociato in una mostra collettiva che si è tenuta al Museo del Fiore di Sanremo nell’autunno del 2017, Viridi. Declinazioni del verde.
I pezzi in mostra erano esposti in dittici che mostrano il prima e il dopo l’intervento dell’uomo. Ora proseguo la mia ricerca, anche attraverso questo blog.

Chiusi dentro a recinzioni che proteggono da sguardi indiscreti, considerati puro ornamento, su di loro si abbatte la scure dell’uomo, sempre più abituato a considerare gli alberi del proprio giardino come una proprietà privata, sulla quale esercitare tutto il proprio potere. La natura, quella spontanea e ribelle, non è previsto che si esprima liberamente al di qua della rete, quindi va domata, repressa, mutilata. Ciò che di vitale possiede un albero non sembra interessare. Ciò che di vitale ci dona un albero non sembra interessare.

 
 

 

©Chiara Ferrin

 

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“Se una composizione di alberi, di montagne, di acque e di case, cui diamo il nome di paesaggio, è bella, non risulta tale per se stessa, ma per me, per la finezza che è mia, per l’idea o il sentimento che vi associo.”

Charles Baudelaire

Che sia un buon anno per i paesaggisti visionari!
 
 

 

©Chiara Ferrin

 

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“E’ proprio nel clima relazionale che si crea attorno alle esperienze percettive del bambino che prende forma quella sintonizzazione estetica  con il mondo da cui dipenderanno i nostri gusti e disgusti. Si può dunque ipotizzare che l’esperienza estetica dell’infante  è decisiva non solo per la futura definizione della sua identità, ma anche per rendere possibile la sua fioritura umana.”

Mindscapes. Psiche nel paesaggio. Vittorio Lingiardi

 

 

©Chiara Ferrin

 

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Poichè non posso smettere di pensare ai giardini, agli alberi, alla natura, alla natura rinchiusa, al paesaggio mortificato, l’idea è di tenere qui una specie di diario, che non avrà pubblicazioni a cadenza regolare. In realtà sarà più una raccolta di appunti.
Sarà come avere un giardino, un giardino difficile da associare all’idea di giardino che abbiamo.
E dubito sarà un giardino bello, perché si sa, ogni giardino ha bisogno di cura. E io voglio mostrare soprattutto la mancanza e l’idea distorta di cura.
Comincio oggi, per augurarci buona fine e buon inizio d’anno.

 
 

 

©Chiara Ferrin