“Ma forse il più antico esempio di eterotipia è il giardino, creazione millenaria che in Oriente aveva certamente un significato magico. Il tradizionale giardino persiano è un rettangolo diviso in quattro parti. Queste quattro parti rappresentano le quattro parti del mondo, i quattro elementi di cui si compone il mondo e, al centro, nel punto di incontro fra questi quattro rettangoli si trovava uno spazio sacro – una fontana, un tempio – e intorno a questo centro doveva trovarsi riunita tutta la vegetazione del mondo. Ora, se si pensa che i tappeti orientali erano inizialmente delle riproduzioni di giardini – ‘giardini d’inverno’ nel senso stretto del termine – si comrende il valore leggendario dei tappeti volanti, dei tappeti che percorrevano il mondo. Il giardino è un tappeto, nel quale il mondo tutto intero realizza la sua perfezione simbolica, e il tappeto è un giardino che si muove attraverso lo spazio. D’altronde era parco o tappeto quel giardino che descrive il narratore delle Mille e una notte? È chiaro che tutte le bellezze del mondo vengono a raccogliersi in quello specchio. Il giardino, fin dall’antichità più remota, è un luogo di utopia. Si ha spesso l’impressione che sia facile ambientare i romanzi nei giardini: è che in effetti i romanzi sono nati dall’istituzione stessa dei giardini. L’attività romanzesca è attività di giardinaggio.
Michel Foucault, Utopie Eterotipe
©Chiara Ferrin