“Appena terminate, le costruzioni dell’uomo entrano in un processo di degrado irreversibile. La loro incapacità di evolvere le condanna, presto o tardi, alla rovina. Quando un’opera è compiuta, è già morta. La natura, al contrario, non termina mai nulla. Si fa carico degli uragani, interpreta le ceneri di un fuoco, inventa un processo di vita sulle basi, ogni volta rinnovate, di uno sconvolgimento. Le piante pioniere colonizzano le lave spente, i massi di frana, le rocce madri che qualche evento brutale ha messo a nudo. Di passaggio attecchiscono per un tempo a volte molto breve, e creano il substrato che servirà alla crescita di vegetali più esigenti. Spesso le ceneri raffreddate accolgono muschi pirofiti: paesaggio in miniatura, ordine iniziale di una serie futura nella quale il muschio sarà scomparso.” … “La dinamica del crollo, come quella della riconquista, partecipa di un’evoluzione che è naturale per il giardino. Tra il 1980 e il 1990 una serie di tempeste fece cadere molti alberi sulle coste della Normandia e della Bretagna. I proprietari del bosco di Moutiers (Varengeville-sur-Mer) hanno una loro opinione: <<Gli chablis (alberi rovesciati o spezzati dal vento o dalla neve) hanno soppresso alberi che non osavamo tagliare. E alcuni altri. Ma questo ci ha permesso di fare nuovi giardini…>> . L’attaccamento che abbiamo per le strutture ci porta a desiderare che queste siano immutabili. Ma il giardino è il terreno privilegiato dei cambiamenti permanenti. La storia dei giardini mostra che l’uomo ha costantemente lottato contro questi cambiamenti. Tutto si svolge come se egli tentasse di opporre all’entropia generale che regge l’universo una forza costruttiva il cui unico scopo sarebbe quello di aggirare la morte, di sottrarvisi. Il Larousse classico del 1957 dà questa definizione: <<Entropia, grandezza che, in termodinamica, permette di valutare il degrado dell’energia di un sistema: l’entropia di un sistema caratterizza il suo disordine>>. Degrado, disordine. parole che si applicano agli oggetti finiti, ai sistemi chiusi. Ma si possono applicare a un giardino in abbandono? <<Abbandonato a se stesso, un sistema isolato tende verso uno stato di disordine, o, il che è lo stesso, verso uno stato di maggiore probabilità>>. Per vedere apparire <<uno stato di maggiore probabilità>> la condizione è un certo livello di abbandono. In un giardino questo abbandono è lasciato alla vita. Joel de Rosnay fa notare che Bergson e Teilhard <<privilegiano la direzione dell’evoluzione biologica a quella dell’entropia>>”.
La vita esclude la nostalgia, nessun passato ha futuro.
Gilles Clément, Il giardino in movimento
©Chiara Ferrin. Modena, prato di Vaciglio. È in corso una battaglia dei cittadini per contrastare la decisione degli amministratori di cederlo ai costruttori.